Campionati Italiani 2018, Cunego al passo d’addio: “Felice della mia carriera. Il 2° posto all’Alpe d’Huez il rimpianto più grande”

Damiano Cunego ha terminato ai Campionati Italiani 2018 la propria carriera tra i professionisti. Il portacolori della Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini, ha appeso la bicicletta al chiodo con un mese di ritardo rispetto alle speranze di inizio anno, complice il mancato invito della sua squadra al Giro d’Italia 2018. Mai protagonista nelle fasi calde della corsa che ha assegnato la maglia tricolore, vinta allo sprint da Elia Viviani (Quick-Step Floors) su Giovanni Visconti (Bahrain Merida), il vincitore della Corsa Rosa 2004, dell’Amstel Gold Race 2008 e di tre Giri di Lombardia (2004, 2007 e 2008), ha vissuto col sorriso sulle labbra l’ultima recita di una parabola sportiva condotta a due facce e che lo ha visto protagonista assoluto nei GT e nelle grandi Classiche soprattutto nel primo segmento.

“Concludo oggi la mia lunga carriera – ha dichiarato a caldo ai microfoni di Raisport – dal 2002 a oggi ho avuto la fortuna di fare un lavoro che mi piaceva. Ho visto molto, sono passati tanti anni e ho visto tante generazioni corrermi accanto. I piani dovevano essere diversi, mi sarebbe piaciuto chiudere al Giro d’Italia e quando non è stato possibile ho scelto una corsa altrettanto valida. Adesso faccio largo ai ragazzi più giovani, è giusto che sia così perché hanno più fame e più voglia. Se dovessi ritornare indietro posso dire che sono contento di quello che ho fatto“.

Il 36enne di Cerro Veronese si è poi speso in una disamina sulla prova tricolore: “Il caldo è stato il primo nemico dei corridori. Il percorso era nervoso, sembrava facile ma non lo era. Ha vinto chi era davvero in forma, mi dispiace un po’ per Visconti ma Viviani in volata è difficilmente battibile. Personalmente ho corso molto e sono arrivato qui stanco, non ho potuto essere tra i favoriti ma sono contento così”.

Quella odierna è stata anche l’occasione per tracciare un bilancio della carriera e, soprattutto, delle recriminazioni per alcuni secondi posti brucianti: “Dopo diverse analisi, posso dire che quello che mi dispiace di più è quello al Tour de France 2006 all’Alpe d’Huez (quando fu battuto da Frank Schleck, ndr). Se avessi vinto quel giorno là, in una corsa del genere, avrei avuto un’enorme soddisfazione in più. Forse è un rimpianto più grosso del secondo posto al Mondiale di Varese. Ho avuto la fortuna di iniziare quando c’era ancora Pantani, mi hanno sempre impressionato Ullrich per la sua potenza e Jalabert”.

 

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